Le Fondazioni Mazzali e Franchetti unite nella ricerca sul morbo di Alzheimer

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Venturelli, Talarico, Norsa, Colorni e Portioli per la presentazione del progettoLe Fondazioni Mazzali e Franchetti hanno unito le forze per sostenere un progetto di ricerca sulle persone colpite da Alzheimer con lo scopo di rallentare il decorso della malattia.

Martedì 5 luglio, nella sede del Mazzali, si è svolta la conferenza stampa di presentazione dell'importante progetto "Impatto dell'attività fisica sull'invecchiamento: motorio e cognitivo" condotto dal dottor Massimo Venturelli, ricercatore presso l'Università di Verona (Scienze Motorie). Prima di entrare nei dettagli dello studio, sono intervenuti il presidente della Fondazione Mons. Arrigo Mazzali onlus Luca Talarico e il presidente della Fondazione Giuseppe Franchetti Aldo Norsa. Al tavolo dei relatori anche il direttore generale del Mazzali Paolo Portioli e il vicepresidente del Franchetti Emanuele Colorni.


"Si tratta di una prima collaborazione tra le due Fondazioni – ha detto Talarico – che riputo importante data la finalità del progetto. Il Mazzali è sempre attento e pronto a dare il suo contributo per quanto riguarda la ricerca medico-scientifica". Anche il presidente Norsa ha elogiato lo studio condotto dal dottor Venturelli. "Oltre alle borse di studio agli universitari mantovani e alla collaborazione con lo Iom – ha detto Norsa –, il consiglio del Franchetti ha deciso di sostenere questa importante ricerca sull'Alzheimer con un primo contributo di 2.500 euro. Cercheremo di confermare, e forse incrementare, tale sostegno economico anche per il prossimo anno".
Il progetto di ricerca durerà due anni e partirà questo settembre. Lo studio, poi, è stato presentato in sintesi dal ricercatore. "Numerosi studi scientifici – ha detto Massimo Venturelli – suggeriscono che la funzionalità vascolare è strettamente collegata alle cause della malattia di Alzheimer. Recentemente sono state realizzate numerose ricerche che hanno indagato gli effetti dell'attività motoria in pazienti con declino cognitivo, dimostrando che livelli elevati di attività fisica sono associati ad una superiore sopravvivenza delle persone colpite da Alzheimer".

E così ad un gruppo di 80 pazienti della Fondazione Mazzali affetti da Alzheimer (suddivisi a loro volta in due gruppi da 40 persone con partenza differenziata della sperimentazione), oltre ai consueti farmaci, verrà fatto eseguire un programma di esercizio fisico e di attività motoria della durata di 6 mesi. Finita tale sperimentazione, verranno eseguiti dei controlli sui pazienti ed analizzata la loro perfusione celebrale (ovvero la circolazione sanguigna nel cervello) per verificare si vi è stato un rallentamento o una stabilizzazione del progressivo decadimento cognitivo, ovvero una diminuzione del decorso della malattia. "L'obiettivo di questo progetto – ha continuato il dottor Venturelli – sarà specificatamente di indagare i processi che potrebbero essere la causa delle modificazioni dei parametri vascolari associati all'Alzheimer. Per far ciò si indagherà la perfusione celebrale con l'utilizzo di un Doppler transcranico sul gruppo degli anziani affetti dalla malattia".
Nel territorio mantovano sono oltre 4mila le persone con Alzheimer e circa 7mila quelle colpite da demenze vascolari.

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